Étudiante en kinésithérapie à la SUPSI, dans le Tessin (Suisse italienne), Valeria nous fait partager, dans sa langue maternelle, son rapport de stage en mobilité internationale à Paris, organisé en partenariat avec l’École d’Assas.
Una delle mie grandi passioni è da sempre il viaggio e la scoperta di nuove realtà con cui interagire. Unire questo aspetto della mia vita al mio percorso formativo mi è parsa una ottima occasione di rendere più interessante e interattivo l’apprendimento.
Ho deciso di candidarmi per partire per Parigi poiché padroneggiavo già la lingua francese e pensavo che trattandosi di una nazione confinante sarebbe stata l’ideale come prima esperienza di mobilità all’estero poiché non avrei trovato grandi differenze a livello culturale. Già dai primi giorni di permanenza ho potuto però vedere che nonostante la vicinanza geografica, nella Ville Lumière regna un clima molto più disteso e rilassato di quello che si potrebbe pensare: se prima di partire tutti mi avevano parlato dei parigini come di persone che vivono secondo il motto “boulot-métro-dodo”, al mio arrivo ho trovato delle persone aperte e disponibili al compromesso, che non si fanno assolutamente stressare dalle scadenze (sebbene alle volte ciò potesse risultare un po’ “scomodo”).
Ho trascorso il mio periodo di stage a Parigi in due strutture distinte: la prima è stata una clinica riabilitativa e successivamente uno studio privato. Se nel primo posto ho potuto molto “mettere mano” e sviluppare le mie capacità di terapia manuale, nel secondo luogo ho potuto affinare le mie capacità di ragionamento clinico. Sento che questa combinazione mi ha permesso di evolvere molto come professionista, forse in maniera maggiore rispetto a come avrei fatto svolgendo il mio stage in Ticino poiché in questo modo ho potuto prendere coscienza di diverse concezioni del ruolo di fisioterapista in realtà diverse dalla nostra. Ho inoltre avuto la possibilità di partecipare ad un workshop organizzato dall’École d’Assas – scuola con la quale è stata organizzata la mia mobilità – in cui ho potuto ideare un prototipo di un ausilio utilizzabile nella realtà clinica tramite l’interazione tra movimento e tessuti. È stata un’attività arricchente che mi ha permesso non solo di ampliare i miei orizzonti rispetto alla possibilità di creare degli ausilii su misura rispetto alle mie necessità lavorative in futuro, ma anche di poter conoscere molti studenti di fisioterapia, di ergoterapia e di podologia francesi.
I due luoghi di stage erano diametralmente opposti nella città, tuttavia grazie all’efficiente servizio di trasporto pubblico della città non ho avuto alcun problema a organizzare i miei spostamenti, sia a livello lavorativo che personale. Ho molto apprezzato il fatto che dopo il lavoro ho sempre più avuto la possibilità di visitare la città grazie alle offerte sovvenzionate per i giovani.
Sono partita da sola, ma i colleghi super disponibili e le persone incontrate nel corso della mia permanenza hanno ampiamente sopperito a questo aspetto. Il fatto di trovarmi da sola in una grande città mi ha permesso di sviluppare la mia indipendenza e il mio spirito di apertura verso l’altro. Non posso che consigliare di approfittare di questa meravigliosa possibilità che la SUPSI mette a disposizione degli studenti: non abbiate paura di eventuali difficoltà a livello personale o professionale, partire insegna a conoscersi e scoprirsi e trovo che non possa esserci un momento migliore che quello in cui ci troviamo ora.
Valeria, K2, SUPSI